La siccità spinge in alto i prezzi dei foraggi, con quotazioni schizzate a 230 euro alla tonnellata per il fieno di erba medica pressato, oltre il 51% in più rispetto allo stesso periodo del 2021. Dal 1999 a oggi, solamente nell’aprile del 2014 i listini avevano raggiunto valori più elevati (248 euro alla tonnellata) e sempre per una congiuntura meteo sfavorevole a causa della siccità.
Lo rileva Coldiretti Varese su dati Teseo.Clal.it, che mettono in evidenza gli effetti sulle mercuriali di oltre 120 giorni di assenza di precipitazioni in Pianura Padana e, naturalmente, sui costi di produzione per gli allevatori che devono acquistare l’erba medica per alimentare le bovine in stalla.
“Oltre agli incrementi alle stelle dei prezzi dei cereali, dei fertilizzanti, del gasolio agricolo, del gas, dell’energia elettrica – afferma Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese – pesano anche i rincari legati alla medica, che rappresentano una parte significativa della razione alimentare delle bovine da latte”.
Ancora più in alto sono schizzati i prezzi dell’erba medica disidratata in balloni, che ha sfondato il tetto dei 300 euro alla tonnellata (+56% rispetto ad aprile 2021).
La siccità ha rallentato la crescita in campo, con ritardi che oscillano intorno ai 15 giorni, ma si spingono anche a 20 giorni o un mese: la pioggia degli ultimi giorni ha allontanato lo stress degli erbai ma l’assenza di precipitazioni delle scorse settimane non ha favorito la ripresa vegetativa e i tempi previsti per la raccolta si sono allungati.
Anche gli sbalzi di temperatura dell’ultima settimana hanno contribuito a rallentare l’evoluzione in campo e hanno comportato qualche rallentamento ruminale nelle bovine.
L’incognita delle precipitazioni e il rischio di un maggiore fabbisogno di foraggi e di erba medica ha fatto crollare l’export di fieno di medica pressato nel corso del 2021 e nel gennaio 2022: le esportazioni di erba medica, intanto sono diminuite del 20,4% lo scorso anno rispetto al 2020, mentre a gennaio 2022 la contrazione è stata addirittura del 75,8% rispetto a gennaio 2021. Gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita sono i principali acquirenti, seguiti da Svizzera, Corea del Sud e Oman. L’area del Golfo negli ultimi anni ha potenziato la zootecnia da latte e da lì, appunto, la richiesta di medica per alimentare il bestiame.
Intanto i prezzi continuano anche a schizzare in alto anche in ordine ai costi di produzione che gravano sulla filiera florovivaistica del Varesotto: l’invasione Russa in Ucraina ha fatto esplodere i costi di produzione aumentati del 67%. Con un’emergenza energetica che si è riversata non solo sui costi di riscaldamento delle serre, ma anche su carburanti per la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime, fertilizzanti, vasi e cartone.
Il rincaro dell’energia – continua la principale organizzazione degli agricoltori – non risparmia fattori fondamentali di produzione come sementi e piantine (+134%), i fertilizzanti con aumenti che vanno da un +150 ad oltre + 200% (l’urea è passata da 350 euro a 1.150 euro a tonnellata, +228%), alle torbe con un +20% mentre per gli imballaggi gli incrementi colpiscono dalla plastica per i vasetti dei fiori (+72%) al vetro (+40%) fino alla carta (+31%) per i quali peraltro si allungano anche i tempi di consegna, in qualche caso addirittura quintuplicati .